Il licenziamento per giusta causa è la forma più severa di interruzione del rapporto di lavoro. Si verifica quando il comportamento del dipendente è così grave da non consentire la prosecuzione, nemmeno temporanea, del rapporto di fiducia con il datore di lavoro. In questo caso, l’interruzione è immediata: il datore di lavoro può procedere senza preavviso solo se la giusta causa è effettivamente comprovata, con conseguenze anche sul diritto alla NASpI o alla disoccupazione.
Non sempre, però, il licenziamento è legittimo: può accadere che la misura sia sproporzionata o adottata in assenza di motivazioni concrete.
Quando è legittimo il licenziamento per giusta causa
La legge e la giurisprudenza individuano alcune ipotesi precise in cui il licenziamento per giusta causa può essere considerato fondato, ad esempio:
- Furto, truffa o danneggiamento dei beni aziendali: atti che ledono gravemente il rapporto fiduciario e la sicurezza economica dell’azienda.
- Comportamenti violenti, offensivi o diffamatori sul luogo di lavoro: atteggiamenti che compromettono la convivenza e il rispetto tra colleghi e superiori.
- Gravi violazioni delle norme di sicurezza: azioni o omissioni che mettono a rischio l’incolumità propria o altrui.
- Assenze prolungate e ingiustificate: mancanze ripetute senza comunicazione o giustificazione che alterano l’organizzazione aziendale.
- Falsificazione di documenti o certificati: comportamenti fraudolenti che violano la buona fede contrattuale e la trasparenza nei rapporti di lavoro.
In tutti gli altri casi, il provvedimento può essere impugnato perché non proporzionato o privo di presupposti validi.
Cosa fare dopo un licenziamento per giusta causa
Il lavoratore può contestare il licenziamento per giusta causa entro 60 giorni dal ricevimento della lettera. In questa fase è essenziale rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto del lavoro per verificare la regolarità della procedura e la reale gravità dei fatti contestati.
In alcuni casi, la giurisprudenza ha riconosciuto la reintegrazione nel posto di lavoro o un risarcimento economico, specie quando il licenziamento risulta illegittimo o adottato in modo arbitrario.
Per chi ha subito un licenziamento per giusta causa senza preavviso, è importante sapere che di norma non si ha diritto automatico alla NASpI, poiché la cessazione del rapporto avviene per comportamento imputabile al lavoratore.
Tuttavia, qualora il licenziamento risulti illegittimo o venga raggiunto un accordo conciliativo, l’avvocato può valutare l’accesso ad ammortizzatori sociali o altre forme di tutela, e proporre un’intesa con l’azienda per ridurre tempi e costi della controversia. esperta in diritto del lavoro.
Quando il licenziamento parte dal dipendente
Esiste anche il caso inverso, ossia il licenziamento per giusta causa da parte del dipendente, cioè la dimissione per giusta causa: una scelta che può essere effettuata quando il datore di lavoro viola obblighi contrattuali fondamentali (ad esempio mancato pagamento dello stipendio o molestie sul lavoro). Anche in questo caso è fondamentale una consulenza legale per tutelare i propri diritti e accedere correttamente alla disoccupazione.
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L’obiettivo è garantire tutela, ascolto e concretezza: perché dietro ogni licenziamento c’è una persona, una storia e il diritto di essere trattati con equità.
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