Con il termine diseredazione si in intende la precisa volontà di un soggetto di escludere uno o più eredi dalla propria successione ereditaria per motivi personali.
Di norma questo avviene inserendo una clausola all’interno del testamento in cui si manifestano le proprie volontà di esclusione dalla successione.
Altresì la volontà può essere espressa in modo implicito all’interno del testamento, attribuendo tutto il patrimonio ad altri eredi.
L’ammissibilità di questa clausola è, ad oggi, oggetto di un ampio dibattito in dottrina ed in giurisprudenza, in quanto il testamento, come da definizione dell’articolo 587 del codice civile è l’atto con il quale il soggetto “dispone delle proprie sostanze o di parte di esse dopo la sua morte”, e non esclude.
Per risolvere questa disputa è intervenuta la Suprema Corte che affermato il principio di diritto secondo cui “E’ valida la clausola del testamento con la quale il testatore manifesti la propria volontà di escludere dalla propria successione alcuni dei successibili“, principio in seguito anche ribadito dalla Corte di cassazione.
DISEREDAZIONE LEGITTIMARI È POSSIBILE?
La riposta a questo interrogativo la troviamo nell’articolo 536 del Codice Civile che cita: “Le persone a favore delle quali la legge riserva una quota di eredità o altri diritti nella successione sono: il coniuge, i figli e gli ascendenti” quindi non è possibile escludere questi soggetti dall’eredità.
In altre parole la libertà del testatore ha un limite preciso che è la tutela dei legittimatari.
L’unica facoltà che ha il testatore è quella di attribuire determinati beni (piuttosto che altri) purché rispetti la quota di legittima.
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